La sicurezza che verrà (dopo il Coronavirus) - l'analisi del Responsabile e Coordinatore dell'Osservatorio, Gen. Carlo Corbinelli
L’esigenza ineludibile di oggi, dei prossimi mesi e, probabilmente, degli anni avvenire è e sarà quella di salvare il sistema economico nazionale e magari anche di rafforzarlo. Anche per questo non è, nel contempo, possibile eludere il dovere di proteggerlo da ogni aggressione criminale. Senza sicurezza nessuna impresa o attività può essere condotta efficacemente e può conseguire gli obiettivi che si prefigge, con il risultato di un pesante regresso collettivo. Dove mancano le condizioni per l’iniziativa economica non si genera lavoro, valore e bene indispensabile per ogni plausibile equilibrio sociale. Nello scenario inevitabilmente difficile e probabilmente drammatico che si prospetta, si deve pertanto scongiurare che le attività produttive, commerciali e dei servizi, come del resto la cittadinanza intera, siano gravate da problematiche aggiuntive, date da un qualsiasi deficit di protezione.
In merito alla sicurezza, intesa quale condizione di ordine e di fruibilità dei diritti e delle libertà acquisite e consentite, va in premessa riaffermato il ruolo insostituibile dello Stato, di cui non può che essere ribadita la competenza esclusiva nell’esercizio legale della forza, che ne costituisce nucleo originario e fondante. Conforta che sotto questo profilo le forze di polizia a livello nazionale si esprimono con standard di preparazione elevati. La loro efficienza peraltro non esclude l’importanza dei contributi che originano dall’amministrazione periferica e dalla stessa compagine sociale, che oggi esse corrispondono in un’ottica ormai affermata di sicurezza partecipata. Quando la prevenzione è coralmente promossa e praticata è difatti anche più efficace, come evidenzia la riduzione degli indici di delittuosità degli ultimi anni, quando si è avviato un trend positivo (1), favorito anche dall’adozione diffusa di modelli di collaborazione tra più componenti, pubbliche e private.
Quanto ai fenomeni criminali che più impattano sugli assetti economici, l’unico dato significativo riferibile alla congiuntura Covid-19 è costituito dall’evidente sofferenza che caratterizza la filiera dei reati predatori (2). Le pesanti limitazioni al movimento delle persone determinano la quasi totale sedentarietà della popolazione e un più agevole controllo del territorio. Sono pertanto compromesse, almeno temporaneamente, molte delle possibilità anche semplicemente di progettare i colpi, per non dire della loro perpetrazione e della collocazione dei proventi. Il problema potrebbe essere dato dalla carenza di introiti che sicuramente affligge anche la manodopera predatoria, il cui reimpiego in altre categorie di illeciti è comunque, nell’immediato, difficilmente ipotizzabile. Il rischio conseguente è quello che le attenzioni si rivolgano, per quanto possibile, verso obiettivi immediatamente remunerativi, specie se non presidiati o non protetti con impianti tecnologici, per cospicua disponibilità di beni di valore o di contante (3).
Nell’attuale passaggio sono principalmente preoccupanti due fenomeni, sicuramente temibili anche in prospettiva futura, insieme ai delitti predatori, di quasi certa ripresa allorquando i motori delle attività potranno riavviarsi. Si tratta dei reati commessi col mezzo informatico, di conio recente ma già in aumento esponenziale (4), nonché del complesso degli affari gestiti dalla criminalità organizzata.
L’impiego dello strumento informatico e dei processi di trattamento digitale costituisca, già nel contesto attuale, elemento strutturale e ormai irreversibile del modo di fare impresa e di condurre le relazioni economiche di ogni tipo. Telelavoro, lavoro agile e commercio elettronico, anche quando la libertà di movimento sarà ripristinata, continueranno ad occupare, anche se solo parzialmente, gli spazi acquisiti, emergenza durante, nell’organizzazione dei processi produttivi e nella distribuzione. Di conseguenza è prevedibile che il cyber crime si espanderà ancora. I soggetti che vi si dedicano hanno il vantaggio di essere assai difficilmente perseguibili (5) e di incontrare diffusa impreparazione ed imprevidenza, riguardo alle misure di difesa ed alle procedure di tutela.
È in proposito indilazionabile un cambio di marcia a più livelli. Governo e Parlamento hanno opportunamente varato normative concernenti il perimetro di sicurezza nazionale cibernetica. La Polizia postale e delle comunicazioni è attenta ed efficiente nel contrasto alle violazioni fino ad aver raccolto un elevatissimo numero di denunce, incrementatesi negli ultimi due anni del 579% (6). Lo Stato potrebbe tuttavia fare molto di più per diffondere la cultura della sicurezza informatica nell’utenza, ormai universale, a iniziare dalla scuola dell’obbligo. Ma anche gli operatori economici non possono eludere la formazione e le misure di sicurezza obbligatorie secondo la disciplina europea e nazionale sulla protezione dei dati. Non è un caso che le violazioni in campo digitale stanno esplodendo, con danni immediati rilevantissimi, con pregiudizio di efficienza e d’immagine ed anche con possibili sanzioni di ragguardevole entità per i soggetti colpiti, che sempre rivelano carenze d’istruzione e di sicurezza.
Quanto alla criminalità organizzata, comunque operante e pervasiva anche in tempi ordinari (7), essa è particolarmente versata a cogliere le opportunità dei momenti di crisi. I finanziamenti e le occasioni di sussistenza, non altrimenti reperibili, che riesce a rendere disponibili ne accrescono l’appeal nei periodi di recessione, con il rischio di un forte inquinamento del sistema e con un arretramento generale della legalità. Gli organi preposti evidenziano invero prontezza nel rilevare e fronteggiare le iniziative dei gruppi criminali più organizzati. Solo in questi ultimi giorni si contano l’autorevole presa di posizione da parte del Procuratore nazionale antimafia (8) e due importanti direttive di organismi di vertice del Ministero dell’Interno (9).
Occorre infine tener conto che gli scenari operativi in cui si trovano ad operare le imprese sono sempre più instabili e mutevoli. Ne risentono soprattutto le catene delle forniture e della distribuzione. Non solo la minaccia criminale, ma anche ogni altro tipo di turbativa, impongono capacità di adattamento e di pronto riposizionamento su nuovi mercati, di cui occorre saper apprezzare la praticabilità sul piano della sicurezza, per minimizzare i rischi finanziari e quelli cui possono andare incontro i dipendenti incaricati. Occorrono pertanto competenze aggiuntive, necessariamente sostenute dallo Stato con la sua rete di rappresentanze all’estero, finalizzate sia alla più estesa conoscenza delle aree di attività sia alla capacità di assistere ed eventualmente di recuperare il personale in caso di estrema necessità.
Due considerazioni conclusive. L’orizzonte della sicurezza continua a profilarsi molto complesso. Non sono ammesse flessioni, peraltro inattese, sia da parte degli organismi nazionali preposti che delle amministrazioni locali, come pure a livello di aggregazioni di imprese che di singoli operatori. Rimane, per concludere, inalterato sullo sfondo il problema della scarsa deterrenza della legislazione penale, che continua ad essere ben lungi dall’assicurare una sanzione equa, rapida e certa. Si tratta di un vulnus di cui si ha motivo di ritenere che continuerà a pagare il prezzo non solo l’economia, ma l’intera compagine nazionale.
- Per ultimo, il Ministero dell’Interno: https://www.ilgiornale.it/news/roma/roma-allarme-rapine-chiude-tabacchi-centro-abbiamo-paura-1849928.html
- https://www.interno.gov.it/it/notizie/emergenza-coronavirus-ridotti-spostamenti-netto-calo-i-reati Fonte: Ministero dell’Interno.
- https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/20_aprile_03/centro-storico-chiude-tabaccaio-abbiamo-paura-rapine-dc538c6a-75a4-11ea-856e-f9aa62c97d7a.shtml Sito web Corriere della Sera Roma/Cronaca, 3 aprile 2020 e https://www.ilgiornale.it/news/roma/roma-allarme-rapine-chiude-tabacchi-centro-abbiamo-paura-1849928.html Sito web Il Giornale, 4 aprile 2020
- https://www.repubblica.it/tecnologia/sicurezza/2020/02/12/news/cybersicurezza_l_allarme_della_polizia_postale_boom_di_attacchi-248429152/ Sito web de La Repubblica, 20 febbraio 2020.
- Gli autori di reati informatici operano sempre da stati esteri, spesso fuori dall’Europa. Sono di difficile individuazione. Le investigazioni acquisiscono dati sull’attacco dopo molto tempo quando l’attaccante ha già chiuso la base dell’incursione, monetizzato i profitti e si è spostato anche fisicamente.
- Vedasi nota (4).
- Per una disamina dell’impatto delle organizzazioni criminali sull’economia vedasi le relazioni semestrali al Parlamento della Direzione Nazionale Antimafia. Per ultimo http://direzioneinvestigativaantimafia.interno.gov.it/semestrali/sem/2019/1sem2019.pdf
- Amalia De Simone, “Il procuratore nazionale antimafia De Raho: «I clan hanno necessità di collocare i soldi liquidi: ecco come si approfitteranno della crisi»”, Corriere della Sera del 2 aprile 2020 https://www.corriere.it/video-articoli/2020/04/02/procuratore-nazionale-antimafia-de-raho-clan-hanno-necessita-collocare-soldi-liquidi-ecco-come-si-approfitteranno-crisi/32d5de54-74c3-11ea-b9c4-182209d6cca4.shtml
- Marco Ludovico, “Coronavirus, Viminale: «Rischio mafia più alto per l’economia»”, Il Sole 24ORE, 28 marzo 2020 https://www.ilsole24ore.com/art/coronavirus-viminale-rischio-mafia-piu-alto-l-economia-ADSQnYG e Vincenzo Iurillo Virus, “l’Anticrimine: a fine emergenza le imprese saranno in crisi di liquidità, mafie pronte a infiltrarsi con soldi sporchi nei circuiti legali”, Il Fatto Quotidiano, 30 marzo 2020 https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/03/30/virus-lanticrimine-a-fine-emergenza-le-imprese-saranno-in-crisi-di-liquidita-mafie-pronte-a-infiltrarsi-con-soldi-sporchi-nei-circuiti-legali/5754177/